Das Patriarchat von Aquileia

Das PATRIARCHAT von AQUILEIA

Der Legende nach soll der Evangelist MARKUS im Auftrag des PETRUS den neuen Glauben in Aquileia verkündet haben (Patriarchensitze gingen meist auf Apostelgründungen zurück). Markus soll – immer nach der Legende – auch HERMAGORAS als ersten Bischof eingesetzt haben, der bei der Christenverfolgung des NERO das Martyrium erlitt. Der erste tatsächlich belegte Bischof von Aquileia ist HILARIUS, der 285 als Märtyrer starb.

Von Aquileia aus fand die Missionierung großer Teile des Römischen Reiches statt und am 3. September 381 trafen sich 32 Bischöfe des Reiches zu einer Synode in Aquileia. Während der Völkerwanderung erhielt Aquileia METROPOLITANRECHTE über die Bischöfe von Venetien, Istrien, das westliche Illyrien, beider Noricum und über Raetia secunda.

Im Zuge des sogenannten DREIKAPITEL-STREITES (567) nahmen die Bischöfe von Aquileia den Titel PATRIARCH an und trennten sich von Rom.

Als die LANGOBARDEN 568 in Friaul einfielen, flüchtete Patriarch PAULUS nach Grado; einer seiner Nachfolger CANDI-DIANUS suchte 607 wieder die Gemein-schaft mit Rom, aber sein Domkapitel schloss sich diesem Entschluss nicht an und wählte JOHANNES zum Patriarchen. Zwar wurde der Dreikapitelstreit im Konzil von PAVIA 698 beigelegt und Aquileia kehrte in die Gemeinschaft mit Rom zurück, aber es blieben zwei PATRIARCHATE bestehen: eines in GRADO (Aquileia nova), das für die LAGUNE zuständig war und 1445 nach VENEDIG verlegt wurde und eines in „Alt-Aquileia“; allerdings residierten die Patri-archen dort nur noch selten, denn 737 über-siedelte Patriarch CALLIXTUS nach Civi-dale del Friuli und von 1238 bis 1751 hatten sie ihre Residenz in UDINE.

Durch die Völkerwanderung gingen Missions-gebiete im Alpenraum verloren; die Rechristianisierung Karantaniens erfolgte durch SALZBURG. Karl der Große entschied 811 den sich daraus ergebenden Konflikt, indem er die Drau als Grenze zwischen den beiden Diözesen bestimmte.

Kaiser HEINRICH IV verlieh 1077 Patriarch SIEGHARD Grafenrechte im Friaul; damit wurden die Patriarchen zu Reichsfürsten und Landesherren. Der PATRIARCHENSTAAT war allerdings nicht so ausgedehnt wie die Erzdiözese: er reichte vom Tagliamento bis ca. zur heutigen Grenze mit Slowenien.

1156 übersiedelte der PATRIARCH von GRADO nach VENEDIG; 1451 endete das Patriarchat von Grado.

1420 eroberte die Republik VENEDIG weite Teile in Friaul und damit endete die Selbständigkeit des Patriarchates von Aquileia. Im 15. JH wurde es seiner weltlichen Souveränität entkleidet: der Patriarch zählte nicht mehr zu den REICHSFÜRSTEN, der erzbischöfliche Stuhl wurde zu einer Pfründe der Patrizier von Venedig.

Die kirchliche Gewalt des Patriarchen von Aquileia reichte nach Österreich hinein, da einige der dazugehörigen Bistümer auf öster-reichischem Gebiet lagen.

1575 setzte Österreich einen ERZDIAKON für GÖRZ durch und 1628 verbot Kaiser FERDINAND II die Anerkennung des Patriarchen. Die römische Kurie stattete das Erzdiakonat von Görz mit weitgehender Autonomie aus. Das PATRIARCHAT von AQUILEIA war aber noch vorhanden, zumindest in UDINE.

Auf Druck von Karl VI und seiner Tochter MARIA THERESIA hob Papst BENEDIKT XIV mit der Bulle „INCUNCTA NOBIS“ vom 6. Juni 1751 Namen, Stift, Sitz und Gewalt des PATRIARCHEN von Aquileia auf und es entstanden zwei ERZDIÖZESEN:

GÖRZ für die österreichischen Territorien

UDINE für die jene Gebiete, die der Kontrolle von Venedig unterstellt waren.

Der letzte Patriarch von Aquileia, Kardinal Daniele DOLFIN wurde zum Erzbischof von Udine herabgestuft, durfte den Titel Patriarch aber bis zu seinem Lebensende führen.

 

IL PRIMO PARLAMENTO IN EUROPA E LE COSTITUZIONI SCRITTE DI UN LIBERO STATO

La Patria del Friuli nasce dunque come uno stato retto da un principe ecclesiastico, destinato a durare fino al 1420, quando le truppe di Venezia ne sanciranno la caduta. Una terra ebbe un suo Parlamento, il primo in Europa, che rimase in attività dal 1228, anno della sua istituzione, fino al 1805, quando Napoleone lo soppresse definitivamente:

un periodo di lunga durata, non soltanto per l’istituzione, i suoi meccanismi, il suo più intimo funzionamento, ma anche per la densa rete di intersezioni con i piani dell’economia, della società, della politica e della cultura, in quelle complesse stratificazioni che si sedimentarono dapprima nell’età patriarchina, poi in quella veneziana (dal 1420) e infine nella tragica alternanza fra i diversi governi (francese, austriaco e poi ancora francese e quindi nuovamente austriaco) avvicendatisi, nel giro di pochi anni (dal 1797), in quella tormentata transizione cronologica che comunemente viene definita età napoleonica.

Certamente uno degli aspetti più rilevanti e poco conosciuti della vita istituzionale della Patria del Friuli riguarda la prima grande raccolta statutaria che conferisce a questa terra un primato non da poco, in Europa.

Il 23 agosto del 1365 fu nomintato patriarca Marquardo von Randeck, che resse le sorti del principato fino al 3 gennaio 1381, anno in cui la morte lo colse ultraottuagenario nella città di Trieste. La complessità del suo profilo, sia umano che istituzionale, nonché le azioni da lui intraprese, lo rendono con ogni probabilità uno dei più importanti principi ecclesiastici del Medioevo occidentale. Giovane studente di diritto canonico, visse il clima culturalmente fervido e brillante dell’università di Padova. Divenuto prevosto di Bamberga, città intimamente collegata con le terre del Friuli per il controllo che il vescovo di quella città esercitava sui feudi della Valcanale, si avvicinò alla corte dell’imperatore Carlo IV, tanto da essergli sempre vicino in numerose legazioni e viaggi, compreso quello in Italia del 1354. Testimonianza di tale stretto legame di amicizia è la visita di cortesia che l’im-peratore, assieme alla moglie e alla figlia, fece a Cividale quando Marquardo già vi risiedeva come patriarca, il 27 aprile del 1368, soffermandosi in città fino al maggio successivo.

 

Fra i numerosi principi, prelati e dignitari accorsi ci fu anche Francesco Petrarca, che aveva preceduto tutti gli altri di ben dieci giorni. L’accoglienza fu straordinaria, tanto che feste, banchetti e giostre cavalleresche durarono una settimana „con splendidi apparati, splendissimi convivi et dilettevoli trattenimenti, et v’era stato dal Comune regalato di 200 staia di grano e 100 conzi di vino“. Fu quasi una rievocazione della prima entrata di Marquardo in Cividale, nel 1366. Quando il 7 giugno il suo corteo attraversò la Porta di San Pietro e venne ricevuto con i massimi onori dai maggiorenti della città e dalla popolazione, nella cattedrale venne collocata una spada sguainata, che il patriarca ripose in una fodera bianca, in segno del suo potere temporale.

Ancora oggi questo evento viene ricordato ogni 6 gennaio: durante la messa solenne, detta appunto „dello spadone“, il presbitero cividalese, indossando un elmo, benedice i fedeli con la spada di Marquardo, benché si tratti di una sua copia fedele di epoca quattrocentesca. Marquardo resta tuttavia noto in virtù di una passione per il „diritto“ che lo contraddistingue sempre, tanto che uno dei suoi principali progetti, felicemente realizzato, fu il riordino di tutti gli antichi statuti delle comunità e dei Castelli friulani soggetti alla sua autorità, uno sforzo immane che culminò con la promulgazione delle nuove Costitutiones Patriae Forijulii (1366 – 1368), importantissima raccolta di leggi che definisce con grande precisione le competenze degli organi istituzionali chiamati a cooperare con il patriarca nell’amministrazione civile della Patria.

Fu un’opera immane, nata da un’esigenza antica già espressa nel 1336 dal patriarca Betrando da San Genesio, che raccomandava di mettere mani per iscritto a una raccolta di statuti e di leggi che potessero costituire un codice degno di uno stato moderno, con particolare attenzione alle categorie più indifese, ovvero i fanciulli, gli orfani, le vedove, le ragazze in età da marito ma senza possbilità economiche per affrontare il patto datale; insomma una vera a propria azione politica e sociale spesa sul territorio a vantaggio dello stesso.

Marquardo inoltre chiese che il nuovo ordinamento tenesse conto dei numerosissimi statuti e di tutte le consuetudini vigenti nei paesi e nelle città della Patria, dimostrando un grande rispetto per la popolazione e la sua storia più che millenaria. Secondo il patriarca sarebbe stato necessario nominare una commissione di esperti in giurisprudenza, sottolineando l’opportunità che fossero tutti di provenienza friulana, affinché avessero contezza della tradizioni, delle esigenze e delle necessità della stessa loro gente. Il nuovo si sposa con l’antico in questa splendida raccolta di Costitutiones, e la modernità presta ascolto alla tradizione.

Nel 1371, il 16 novembre per l’esattezza, il patriarca fa aggiungere alla raccolta legislativa una voce che riteneva particolarmente urgente:

anche le donne avrebbero avuto la possibilità di godere dei diritti di successione nelle eredità, al pari degli uomini.