Mimì metallurgico ferito nell’onore. Un film di Lina Wertmüller
Mimì metallurgico ferito nell’onore esce nelle sale cinematografiche italiane nel 1972 ed è uno dei primi film diretti da Lina Wertmüller, una giovane e promettente regista che si è formata all’accademia teatrale diretta da Pietro Sharoff e ha coperto il ruolo di aiuto regista in due capolavori del cinema: La dolce vita (1960) e 8½ (1963) entrambi di Federico Fellini.[1]
Dopo un inizio di carriera dal carattere prevalentemente neorealista con il film I basilischi (1963),[2] che riscuote un buon successo di critica, Lina Wertmüller cambia parzialmente registro e con Mimì metallurgico sembra imboccare la via della commedia all’italiana. Il protago-nista, Mimì, vive in Sicilia e lavora nella locale cava di zolfo. È insoddisfatto della sua condizione lavorativa (il lavoro nella cava è faticoso e non ben pagato), familiare (si lamenta della moglie, a suo parere, troppo sessualmente inibita) e sociale (i poveri come lui vengono oppressi dai potenti, ovvero dalla mafia locale). Tutto questo lo porta a essere attratto dalle promesse di riscatto fatte dalla sinistra e soprattutto dal Partito Comunista Italiano. Alle elezioni comunali vota perciò per il candidato del PCI, con-fidando che il voto sia segreto e che la mafia locale, che gestisce la cava dove lavora e che appoggia un altro candidato sindaco, non venga a sapere nulla. Così però non è e il giorno successivo alle elezioni viene licenziato. Decide allora di mollare tutto e trasferirsi a Torino dove crede di trovare condizioni di lavoro migliori. Anche questa sua convinzione non corrisponde però alla realtà dei fatti e i suoi ideali e il suo desiderio di rima-nere fedele a se stesso si infrangono ben presto, quando, per salvarsi la vita, finge una parentela con una famiglia mafiosa siciliana. Questa finzione lo porterà da un lato a migliorare la propria condizione sociale, ma dall’altro a complicare estre-mamente la sua vita.
Nonostante la critica italiana non apprezzi del tutto il film, Mimì metallurgico rag-giunge ottimi risultati dal punto di vista degli incassi e ha un buon successo anche all’estero. Viene infatti nominato per la Palma d’oro del Festival di Cannes e raggiunge il pubblico americano.[3] E il successo negli Stati Uniti di Lina Wert-müller viene confermato anche da un altro suo film, Pasqualino Settebellezze (1977): grazie a quest’opera la Wert-müller viene candidata al premio Oscar nelle categorie migliore regia, miglior film straniero e migliore sceneggiatura, di-ventando la prima regista donna a ricevere una candidata a questo pre-stigioso premio cinematografico. Nel 1977 non vince purtroppo l’Oscar in nessuna delle categorie sopra riportare, ma la statuetta le viene consegnata nel 2020 in onore della sua lunga carriera nel mondo del cinema.
Il 9 dicembre 2021 Lina Wertmüller muore a Roma all’età di 93 anni. A distanza di circa un anno dalla sua scom-parsa la Dante Alighieri di Klagenfurt vi invita a un incontro dedicato a questa importante regista del cinema italiano e internazionale per presentare uno dei primi film da lei diretti e il contesto storico in cui esso si colloca.
Dott. Andrea BONIZZI
[1] Cfr. Vögle Teresa, Mediale Inszenierungen des Mezzogiorno. Die “Südfrage” als Prüfstein der Einheit Italiens und der Idee Europas, Heidelberg, Winter 2012, p. 304.
[2] Cfr. ivi, p. 305.
[3] Cfr. Rigoletto Sergio, Laughter and the Popular in Lina Wertmüller’s The Seduction of Mimi, in Popular Italian Cinema, Basingstoke, a cura di Bayman Louis, Rigoletto Sergio, Palgrave Macmillan 2013, p. 119.