ACOLI PICENO

Il viaggio dall’Austria non è dei più brevi. Lasciandoci alle spalle le vette alpine ancora innevate attraversiamo la Pianura Padana verso Sud per lunghe ore, finché finalmente nuove montagne non spuntano all’orizzonte e l’altura del Castello di Gradara ci dà il benvenuto nelle Marche. Il viaggio non è ancora terminato, e con il mare alla nostra sinistra e le colline alla nostra destra pro-seguiamo verso Sud lungo l’autostrada A14. 

Durante il tragitto ammiriamo il paesaggio e il nostro sguardo si sofferma sul Monte Conero, un santuario naturale quasi incontaminato dove il mare Adriatico incontra la montagna, terra di alte scogliere, acque cristalline e paesaggi mozzafiato. Poco dopo, voltandoci a destra scorgiamo la cupola della Basilica della Santa Casa di Loreto, luogo di venerazione dove si dice siano conservati i resti della casa di Nazareth dove visse Gesù. Quando, provati dalle numerose ore di viaggio, pensiamo di non farcela più, finalmente guardando in basso a sinistra dall’autostrada troviamo ad accoglierci la ridente e soleggiata Riviera delle Palme, che ci segnala che siamo ormai a San Benedetto del Tronto, nella parte più meridionale delle Marche. 

È qui che abbandoniamo l’autostrada per adden-trarci nella valle del fiume Tronto. Navigabile ai tempi dei Romani, nel corso dei secoli il fiume ha a lungo segnato un netto spartiacque tra lo Stato Pontificio e il Regno delle Due Sicilie, due mondi così vicini ma anche così profondamente lontani e diversi, che sono riusciti a incontrarsi solo dopo l’Unità d’Italia del 1861. Oggi il Tronto con-serva poca della sua antica maestosità, ma delinea ancora un importante confine naturale tra le regioni delle Marche e dell’Abbruzzo e un fondamentale punto di riferimento lungo il quale si estende il territorio della provincia di Ascoli Piceno. Un territorio che rappresenta un perfetto esempio della bellezza e della diversità paesag-gistica dell’Italia centrale. Esso è infatti delimitato ad Est dal mare Adriatico, a sud dal corso del Tronto e dalla Montagna dei Fiori, a Ovest dalle catene dei Monti Sibillini e dei Monti della Laga (che lo separano dal Lazio e dall’Umbria) e a Nord dal Monte Ascensione e dal fiume Aso (che lo divide dalla vicina provincia di Fermo). 

Proseguendo il nostro viaggio, le colline della bassa valle ci accolgono con un morbido abbraccio che si stringe a mano a mano che risaliamo il Tronto. Lungo il tragitto, sulla destra, possiamo ammirare antichi paesini che si affacciano dalle cime dei colli, dietro ai quali si cela il paesaggio di verdi colline e ripidi calanchi che più caratterizza la provincia. Qui (in particolare nel territorio del paese di Offida) nascono varietà vitivinicole preziose e apprezzate in tutta Italia, come la leggera e profumata Passerina e il sapido e corposo Pecorino, i due bianchi simbolo della tradizione territoriale, e il rinomato Rosso Piceno Superiore, un rosso morbido ma di carattere, apprezzabile da ogni palato. Quando le colline diventano montagne e l’abbraccio si fa più stretto, ma mai asfissiante, finalmente appare davanti a noi, con le sue antiche chiese e le sue torri medievali, la città di Ascoli Piceno. 

La città, situata alla confluenza dei fiumi Tronto e Castellano, è oggi un tranquillo capoluogo di pro-vincia dove la vita procede lenta e senza troppi affanni, ma le sue vie e le sue piazze mostrano ancora i segni di un passato affascinante e profon-damente legato alle vicissitudini della storia italiana. Secondo gli storici, la città fu fondata dal popolo dei Piceni probabilmente molto prima dell’anno mille a.C. e sarebbe una delle più antiche in Italia (molto più di Roma, fondata “solo” nel 753 a.C.). La leggenda racconta che qui giunse un gruppo di giovani sabini (uno dei maggiori popoli italici in epoca preromana) guidato da un picchio verde, uccello sacro al dio Marte, durante uno dei loro rituali di migrazione chiamati ver sacrum (“primavera sacra”). Grati al picchio per aver mos-trato loro la via verso un luogo fertile e sicuro, i giovani decisero di ribattezzarsi “Piceni” in suo onore. 

Protetta su tre lati dai due fiumi, la città prosperò e diventò in seguito al contempo valida alleata e acerrima nemica di Roma. Conquistata dai Romani, svolse poi un ruolo di primo piano nella regione, essendo situata lungo l’antica Via Salaria, una delle principali strade di epoca romana che ancora oggi collega la capitale italiana al mare Adriatico e che a quel tempo veniva utilizzata per il trasporto del sale. Le tracce romane sono ancora ben pre-senti in città, osservabili soprattutto tra i resti del teatro romano situato nel quartiere di Porta Romana e tra i numerosi reperti conservati al museo archeologico statale di Piazza Arringo. Camminando fra le vie del centro, è però l’impronta medioevale quella che salta maggiormente all’occhio del visitatore. Ascoli Piceno è infatti un perfetto esempio della vibrante eredità dei comuni dell’Italia centrale medioevale. Una volta lasciata la macchina nel quartiere di Porta Maggiore, proseguiamo a piedi e attraversando l’omonimo ponte troviamo subito ad accoglierci la suggestiva vista del fiume Castellano e del Ponte di Cecco. Il nome richiama Francesco Stabili, poeta e filosofo ascolano vissuto tra il 1200 e il 1300 d.C., che secondo la leggenda costruì il ponte con l’aiuto del diavolo. Alla fine del ponte si erge il Forte Malatesta, una fortezza che anticamente difendeva l’accesso alla città. 

Continuando lungo Corso Vittorio Emanuele, arriviamo finalmente in centro e di fronte a noi si apre Piazza Arringo. Qui si trova il quasi omonimo Palazzo dell’Arengo, un tempo sede dell’assemblea medioevale dei nobili cittadini che governavano la città. Oggi il palazzo ospita alcuni uffici amministrativi del Comune di Ascoli Piceno, ma è anche sede di una splendida pinacoteca. Qui si possono ammirare le opere di Tiziano, Giuseppe Amisani, Guido Reni, Carlo Crivelli ed altri importanti artisti italiani del passato. 

In Piazza Arringo, oltre al già citato museo archeologico statale, sorge anche il Duomo di Sant’Emidio, principale luogo di venerazione della città dedicato al suo santo patrono. Nativo di Treviri (Trier), Sant’Emidio visse in epoca romana, ma è tutt’oggi ancora molto venerato e rappresenta il filo che unisce la città al mondo germanofono, rinfor-zato anche dalla forte presenza longobarda nel territorio in epoca postromana. 

Arrivati alla fine della piazza, prima di continuare ci prendiamo un attimo di sosta presso il chiosco di Migliori per assaggiare un cartoccio delle famose olive fritte all’ascolana. Tutti gli ascolani sanno che le olive più gustose sono quelle preparate in casa, ma le olive di Migliori sono senza dubbio un buon punto di partenza per la scoperta di questo prelibato piatto della tradizionale cucina ascolana. Questo viene preparato con un ripieno di tre tipi di carne diversi (pollo, manzo e maiale) che viene inserito in olive della varietà “tenera ascolana”, più grandi della media e quindi più adatte ad essere riempite. Le olive ripiene vengono poi impanate con uovo e pan grattato, prima di essere fritte. Le olive fritte sono senza dubbio il piatto più amato dagli ascolani e insieme ai cremini (crema fritta), le zuc-chine, i carciofi e le cotolette d’agnello compon-gono il “fritto misto all’ascolana”, un piatto che non manca mai sulla tavola in occasione del tradizionale pranzo domenicale. 

Proseguendo la visita della città, giriamo a destra in Corso Trento e Trieste e poi subito a sinistra. Ci 

troviamo finalmente in Piazza del Popolo, un’elegante piazza in stile rinascimentale che prende il nome dal suo edificio più importante, il Palazzo dei Capitani del Popolo. In questa maestosa struttura medioevale in travertino (la pietra simbolo della città) si svolgevano le assemblee dei rappresentanti del popolo. Oltre al palazzo, sulla piazza si affacciano anche la chiesa di San Francesco e lo storico Caffè Meletti, in passato frequentato da Ernest Hemingway, Jean Paul Sartre, Simone de Beauvoir ed altre importanti personalità italiane e internazionali. Qui con-cludiamo la nostra visita e ci fermiamo per assaggiare la rinomata Anisetta Meletti, una bevanda alcolica dolciastra a base di anice che gli ascolani amano bere a fine pasto, magari in abbinamento a un buon caffè. 

Piazza del Popolo è il vero e proprio cuore pulsante della città, ed è qui che si svolgono le celebrazioni degli eventi cittadini più importanti, come il Carnevale. L’evento che gli ascolani amano di più è però la Giostra della Quintana, una rievocazione storica di origine medievale. Alla Quintana partecipano tutti i sei quartieri storici (o Sestieri) della città: Piazzarola, Porta Maggiore, Porta Romana, Porta Solestà, Porta Tufilla e Sant’Emidio. Durante la rievocazione, un corteo di più di 1500 figuranti sfila per le vie della città indossando tradizionali costumi medioevali. Partecipano al corteo anche bande di musicisti che guidano la sfilata a suon di trombe e tamburi, e squadre di sbandieratori che deliziano il pubblico con le loro coreografie. La sfilata precede e segue la giostra equestre, in cui i cavalieri dei vari Sestieri si sfidano in una gara di velocità e precisione. L’evento si svolge due volte all’anno, a luglio e ad agosto, richiamando sempre numerosi turisti dall’Italia e dall’estero e tenendo gli ascolani con il fiato sospeso fino alla fine. 

Francesco FRATINI